Guardiamoci intorno. Quanti dispositivi elettrici vediamo?
Se ci mettiamo a fare il conto, potremmo trovarci a ridere. Praticamente tutto ciò che ci circonda, tutto ciò che utilizziamo, funziona a corrente elettrica – a partire, ironia della sorte, dal computer su cui stiamo leggendo questo articolo. E del resto, se sentiamo parlare di alimentatori, concluderemo subito che si tratta di alimentatori elettrici – a riprova del fatto che ormai l’elettricità è per noi la forma di energia più comune e ovvia a cui pensare.
Ma negli alimentatori elettrici non c’è nulla di banale: anzi, si tratta di un mondo complesso. E se ci pensiamo, è ovvio che sia così: proprio perché le applicazioni dell’elettricità sono tante, sono tante e diverse anche le condizioni in cui si può trovare ad usarle, e quindi anche le prestazioni e le caratteristiche che si possono richiedere ad un alimentatore sono numerose e differenti, il che ha naturalmente portato a svilupparne tanti modelli diversi. Possiamo esaminare, ad esempio, uno dei modelli più popolari e tradizionali, ossia gli alimentatori lineari.
Gli alimentatori lineari sono estremamente diffusi perché di fatto anche le batterie – le comuni pile – sono un tipo di alimentatore definibile come lineare. Ma più in generale, sono alimentatori lineari quelli che utilizzano la corrente alternata di rete stabilizzandone il voltaggio, appunto, con un regolatore lineare, e alterandolo se necessario con un trasformatore; spesso usano anche un rettificatore (che sfrutta le funzioni di un accumulatore) per passare da corrente alternata a continua, che è quella che la maggior parte dei dispositivi utilizza. Sono quindi modelli tradizionali, in molti casi sostituiti da altre tecnologie a migliori performance, costi inferiori, o dimensioni più ridotte; ma non per questo superati o dimenticati, e anzi, in alcune situazioni applicative, gli alimentatori lineari rimangono del tutto insostituibili.