L’invenzione del moderno bisturi in uso nella chirurgia è attribuita a King C. Gillette che fondò l’omonima compagnia oggi specializzata nel produzione di lame di ogni genere. Nello specifico si trattava di un bisturi con impugnatura della tipologia usa e getta. Negli anni successivi tuttavia John Murphy un chirurgo di Chicago, sostenne che quello che era soltanto un rasoio che poteva tornare utile per operazioni chirurgiche e con lame intercambiabili, anche se questa operazione era decisamente complessa. A seguito di tali invenzioni, il bisturi si è però evoluto fino ai giorni nostri, anche se la storia ci dice che sono stati necessari altri fondamentali passaggi prima di ottenere quello ad altissima precisione in uso oggi in tutti i presidi ospedalieri.

 

La costante evoluzione

Il bisturi progettato per la prima volta da King C. Gillette e successivamente modificato da John Murphy, cominciò a subire delle notevoli migliorie che si rivelarono preziose per il lungo e laborioso processo di sostituzione della lama che ne prevedeva il fissaggio tramite dei perni. Il primo che decise di apportare una modifica che si rivelò poi meno lunga e difficile, fu un uomo d'affari che creò una ditta specializzata in forniture medicali denominata Bard-Parker Company, e che è diventata uno dei nomi iconici della chirurgia. I responsabili in tal senso svilupparono un metodo per la sterilizzazione a freddo, che serviva sia per evitare il surriscaldamento della lama che eliminare i microrganismi. L'impugnatura fu invece sostituita con perni accoppiati e che si rivelarono ideali per garantire un montaggio unidirezionale tra la lama del bisturi e l'impugnatura stessa. Come parte dello schema di marketing della suddetta Bard-Parker, a ogni nuovo design di lama e impugnatura veniva assegnato un nuovo numero e, occasionalmente, una lettera che indicava un modello diverso e migliorato. Grazie a ciò, ognuno ne stabiliva dimensioni, forma e nitidezza della lama.

 

Il bisturi chirurgico nell’era moderna

Nell'era moderna, le leghe temprate come l'acciaio inox 316L e 440C, hanno sostituito quello al carbonio nella maggior parte dei bisturi. L'acciaio inossidabile tra l’altro vanta una resistenza alla corrosione superiore, e le impugnature riutilizzabili beneficiavano maggiormente dell'alto contenuto di cromo contenuto nel metallo in oggetto. Le lame retrattili risalenti all'epoca al X secolo, divennero quindi una caratteristica di sicurezza sempre più comune. I recenti progressi tecnologici includono nitruro di zirconio, diamante e rivestimento polimerico che migliorano il taglio del bisturi. Nonostante ciò, le immagini al microscopio elettronico confermano in realtà che il bordo delle lame di ossidiana del neolitico supera in nitidezza gli odierni bisturi in acciaio. Il bisturi, sin dal suo primo utilizzo come coltello medico da parte dei romani, è stato un simbolo del chirurgo. La sua evoluzione rispecchia quindi per molti versi il progresso di coloro che lo impugnano. Gli esseri umani preistorici ad esempio usavano occasionalmente strumenti di pietra per scopi medici. Greci e romani invece furono i primi a creare bisturi specifici per la chirurgia, per cui possiamo asserire che il merito di quelli in uso oggi sono attribuiti proprio agli antichi romani. I bisturi chirurgici oggi sono disponibili in un'ampia gamma di forme, dimensioni e dotati di lama e impugnatura. Entrambe tra l’altro sono diverse; infatti, esistono 67 tipi di lame e 27 sistemi di impugnatura. In base ad un numero progressivo vengono poi utilizzati per specifici interventi chirurgici. Il numero 10 per esempio serve per tagli sulla cute, mentre il 7 risulta ideale per interventi molto più delicati e precisi.

Di Alice Bartoli

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